Il dono del sapiente Leonardo

L’Imperatore Federico II amava circondarsi da dotti del sapere, giuristi, matematici, astrologi (gli attuali astronomi), da sapienti di varie culture e di ogni luogo allora conosciuto. Infatti nel 1224 fondò l’università di Napoli dove si preparavano notai, avvocati, giudici e funzionari della cancelleria regia. La sua corte fu anche uno dei più importanti centri di studi matematici d’Europa insieme ai centri delle università di Parigi e di Oxford. In quegli anni, contemporaneo di Federico si affermava un certo Leonardo Pisano, noto anche come magister Bigollo, Fibonacci, che divenne il più grande matematico del Medioevo.

Leonardo nacque attorno al 1170 ed era, dunque, più anziano di Federico II. Ancora ragazzino aiutò il padre incaricato di dirigere per conto dell’associazione dei mercanti di Pisa l’ufficio doganale in Algeria. Nei suoi numerosi viaggi in Egitto, Siria, Grecia nacque la sua prima opera il “liber abbaci” che, per oltre tre secoli fino a Pacioli, formerà maestri ed allievi. Un’opera straordinaria e colossale che porterà in Occidente i numeri indiani, usati dagli arabi, sino ad allora sconosciuti e che farà conoscere in Occidente lo “0” dando vita alla possibilità di nuovi calcoli matematici più complessi. Leonardo, il matematico,dopo il liber abbaci, grazie all’amicizia di uno dei filosofi della corte di Federico II, Maestro Domenico, fu autore di una seconda opera ”Pratica Geometrica” completata nel 1220 e caratterizzata dal sapere di Archimede, Euclide e Tolomeo. Tale opera era l’indiretto omaggio del matematico pisano a Federico di Svevia che a 26 anni cingeva la corona imperiale rivelandosi lo stupor mundi. Nel 1223, poi, Federico II passò per Pisa e nel palazzo imperiale conobbe il matematico pisano presentatogli da mastro Domenico. I due si intrattennero in discussioni matematiche e quesiti, discussioni che avevano più il carattere di sfide e che erano nelle abitudini dei tempi e nei gusti di Federico di Svevia.

Al riguardo, interessante è che nella lettera con la quale trasmetteva a Federico i risultati dei quesiti posti durante l’incontro, Leonardo gli comunicava di aver creato un libretto dei quadrati dedicato alla sua persona. Dai regesti di Federico II risulta che egli passò per Pisa solo nel luglio del 1226, mentre il “liber quadratorum” è datato 1225. Tenendo conto, pertanto, di queste date e dei tempi di esecuzione, si può ritenere che l’incontro sia avvenuto proprio attorno al 1223.

Inoltre, è anche importante dire che il grande matematico è noto per la serie ricorrente (della quale ogni termine è la somma dei due che lo precedono 1 2 3 5 8 13 21 34…). Trattasi, infatti, della serie detta Fibonacci che si riscontra nelle dimensioni della costruzione di Castel del Monte.

Infine, nel 1228 nel mentre Federico II partiva per la crociata, Leonardo procedeva alla ristesura del “liber abbaci” dovuta alle insistenze di un filosofo di corte di Federico II, Michele Scoto il mago, indovino e traduttore di Aristotele. Si può ben sostenere, quindi, che Leonardo deve le sue opere alla sete di sapere di Federico di Svevia che attraverso i suoi quesiti spinse il matematico ad opere ritenute da un punto di vista scientifico fondamentali.

In quegli anni, nel lontano XIII secolo, in pieno Medioevo, definito erroneamente un periodo storico di superstizione ed ignoranza, risplendeva, perciò, la corte del sapere di Federico II di Svevia e tra i suoi savi vi era anche Leonardo Fibonacci che risolveva i vari giochi matematici inviati per diletto dell’imperatore. Castel del Monte nasce dunque come risposta, come dono, come opera da parte del più grande matematico al dotto Federico che intravide in quel genio del XIII secolo la persona più eletta, l’uomo tanto ricercato per progettare il suo castello, l’unico che poteva creare una figura geometrica così perfetta, l’unico in grado di realizzare dopo innumerevoli calcoli matematici quell’opera così complessa che esprimeva la volontà di colui che si imponeva come il più colto degli imperatori medievali, che esprimeva la volontà di colui che fece dell’ingegno e del sapere le basi su cui fondò il suo regno.